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mercoledì 29 aprile 2015

Andrea Casalini: la Fuga ed il Rientro dei Cervelli italiani



Andrea Casalini, AD di Eataly Net e manager di esperienza internazionale, espone i suoi pensieri su un argomento tanto caro agli analisti in tempo di crisi: la fuga dei cervelli dall'Italia.

I cervelli fuggono piu' dall'Italia o da altri Paesi?
L'Italia vive in questi anni una grave crisi economica, sociale e politica. Tra le cause/conseguenze di tale crisi di solito si indica la "Fuga di Cervelli", fenomeno rispetto al quale gli argini, quand'anche frapposti dalla politica, decisamente non tengono. A voler analizzare in maniera piu' accorta il problema, però, è possibile concludere che la migrazione di cervelli altro non è se non un fatto normale e piu' che giustificabile in una società globalizzata come quella attuale; anzi, scorrendo nel dettaglio tutti i dati relativi ai tassi di emigrazione che riguardano gli altri Paesi del mondo, si può verificare come questo fenomeno abbia in Italia proporzioni non dissimili dalla media europea.  

Esportare cervelli quali benefici può determinare?
A ben vedere, il fatto che i nostri talenti decidano di andare all'estero, a lungo andare, può trasformarsi in una risorsa per il Paese. Chi nasce, cresce e studia in Italia e si trasferisce all'estero per la carriera, nel caso in cui dovesse essere influencer o decision maker di investimenti internazionali, avrà certamente una considerazione diversa, un atteggiamento di maggior favore verso l'Italia. Senza contare che un manager di origini italiane potrebbe facilitare accordi commerciali con le nostre aziende. Infine, qualora uno degli italiani che ha trovato fortuna all’estero decidesse di tornare nella sua terra natia, potrà contare su una formazione professionale tale da poter arricchire il Paese, favorendone lo sviluppo e dettandone l’evoluzione.  

Concentriamoci sul saldo migratorio
A preoccupare, quindi, non dovrebbe essere la "Fuga di Cervelli", ma il saldo migratorio: nei paesi fortemente industrializzati, infatti, la differenza tra il numero di immigrati e quello degli emigrati è normalmente ben marcata; in Italia, oltre ad essersi assottigliata di molto la forbice tra gli indicatori precedentemente citati, si assiste non tanto ad una fuga di eccellenze, quanto ad un non soddisfacente livello dei flussi migratori, quasi mai capaci di arricchire il Bel Paese di professionisti con qualifiche d’alto rango.  

Anche in Italia occorrono politiche che attraggano le eccellenze
Quanto abbiamo detto fino a questo momento, dunque, chiarisce ampiamente come non si possa ritenere sufficiente approntare politiche che favoriscano solo il ritorno dei ricercatori italiani. Questo tipo di iniziative, infatti, produce effetti troppo particolareggiati, che inevitabilmente non si traducono in veri e propri impulsi del cambiamento. In linea con quanto posto in essere dalle altre potenze economiche del mondo, bisognerebbe finanziare la costante importazione di imprenditori, manager, e professionisti altamente qualificati: casi come quelli di Guk Kim e Almir Ameskovic che sono riusciti, pur da startupper, ad ottenere il successo in Italia, creando al contempo tanti posti di lavoro, debbono essere di riferimento per portare alla rinascita il nostro Paese.  

Come fare per attrarre i cervelli?
Quasi tutte le misure di attrazione adottate in Italia sono rivolte alla micro imprenditorialità, determinando un impatto ridotto sull’aumento dell'occupazione. Negli altri paesi (per esempio USA, Canada, Regno Unito e Australia) il sistema di richiamo è concepito diversamente, poggiando su solide politiche di immigrazione. Per un rilancio economico sono necessarie politiche di sviluppo che siano in grado di produrre realmente quell'attrazione di cui abbiamo trattato finora. Attrazione che per noi dovrebbe essere, paradossalmente, meno complicata se si pensa a quanto c'è di bello in Italia e a quegli attrattori naturali che ci rendono orgogliosi di essere italiani.

Leggi l’articolo completo qui: www.andreacasalini.com/fuga-rientro-cervelli-italia/

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