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mercoledì 26 novembre 2014

Crisi: il 61% dei disoccupati italiani è disposto anche a lavori illegali

Il 61 per cento dei disoccupati è disposto ad accettare un posto di lavoro in un'attività dove la criminalità organizzata ha investito per riciclare il denaro e quasi uno su dieci (l’8 per cento) è pronto anche a commettere reati.

E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixe’ elaborata per l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. La criminalità organizzata trova, infatti, terreno fertile nel tessuto sociale ed economico indebolito dalla crisi come dimostra il fatto che mafia, camorra, ‘ndrangheta e company possono contare su un esercito potenziale di ben 230mila persone che non avrebbero problemi a commettere consapevolmente azioni illegali pur di avere un lavoro.

L’allentamento della tensione morale nei confronti della malavita provocato dalla crisi tocca la vita di tutti i giorni come conferma il fatto che – continua la Coldiretti - quasi un italiano su cinque (18 per cento) non avrebbe problemi a recarsi in un pizzeria, ristorante, bar o supermercato gestito o legato alla criminalità organizzata purche’ i prezzi siano convenienti (9 per cento), i prodotti siano buoni di ottima qualità (5 per cento) o addirittura se il posto sia comodo e vicino a casa (4 per cento).

D’altra parte, la stragrande maggioranza del 63 degli italiani è d’accordo sul fatto che - continua la Coldiretti - in certe zone d'Italia dove c'e' molta disoccupazione e povertà, la criminalità organizzata ha saputo creare opportunità di lavoro. E il problema - continua la Coldiretti - non è confinato nel Sud tanto che l’84 per cento degli italiani ritiene ormai che la criminalità organizzata sia diffusa su tutto il territorio, rispetto ad una minoranza del 13 per cento che la localizza nel Mezzogiorno.

A preoccupare anche l’impatto negativo della crisi sulla solidarietà, con un crescente numero di persone che non riesce più a permettersela come dimostra il fatto che - conclude la Coldiretti - la maggioranza del 58 per cento degli italiani non sarebbe disposto a pagare il 20 per cento in più per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia.

“Bisogna spezzare il circolo vizioso che lega la criminalità alla crisi, con interventi per favorire, soprattutto tra i più giovani, l’inserimento nel mondo del lavoro, e l’impegno delle istituzioni, della scuola e delle organizzazioni di rappresentanza per scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”, ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

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