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venerdì 21 giugno 2013

Scandalo prostituzione Firenze. E se legalizzassimo?

Firenze, 21 giugno 2013. Ormai divampa lo scandalo prostituzione che -sembra- a partire dalle stanze di Palazzo Vecchio, dove ha sede l'amministrazione di questa citta', si dirama in varie parti del capoluogo toscano. Con "gole profonde" che ogni tanto spuntano e i media che fanno a gara a chi pubblica gli spaccati piu' piccanti. Non e' una novita', il sesso tira piu' di una Ferrari o di un carro di buoi, e tutti lo usano per proprio godimento e/o proprio lucro. Gli stessi tutti che poi sono in prima fila nello smentire, nell'affermare che non sono stati capiti o che qualche nemico -specie se si tratta di personaggi pubblici- vuole farli fuori. L'ex-assessore alla Mobilita' del Comune fiorentino, nei giorni scorsi si e' ufficialmente dimesso per problemi di salute, ma siccome pare che al centro e come mente della vicenda ci sia una sua amica che lui stesso ha definito molto stretta, si e' prodigato con carta e penna per dire che lui pero' non sapeva che la sua amica faces
 se la
puttana (che lui -e non solo- chiama escort). Gli addetti all'informazione conoscono tutti i nomi e cognomi, ma hanno le penne e le bocche cucite e, per chi sussurra gia' si minacciano querele o presunte tali. Manca solo che qualcuno ci dica di essere stato informato che qualcuna/o dei coinvolti fosse una "nipote di Mubarak o di Obama o della Merkel", e il quadretto sarebbe completo.
A noi una vicenda del genere ci interessa per due motivi:
- il quadro umano e politico degradante che ne emerge. Non perche' qualcuno gradisce fare sesso o comprare sesso a pagamento, ma perche' non solo lo fa e lo nega -soprattutto perche' in posizione di rilievo civico e politico- ma e' probabile che ci abbia fatto anche un business.
- la conferma che se le cose che piu' piacciono sono vietate (e piacciono tanto anche perche' sono vietate), l'essere umano non vi si sottrae, ma e' disposto anche a ingannare se stesso e a delinquere perso la sua comunita' pur di soddisfarle (le droghe illegali sono l'altra faccia del medesimo problema).
Entrambi i motivi sono logica conseguenza che nel nostro ordinamento il business della prostituzione e' vietato. Se non lo fosse, dando seguito a cio' che nei nostri codici non e' vietato (prostituirsi, mentre e' vietato l'adescamento che, per l'appunto, provoca il business), probabilmente avremmo molti meno problemi. I personaggi pubblici "cuccati" in atti sessuali nelle stanze di Palazzo Vecchio, non l'avrebbero fatto li' o negli alberghi compiacenti della citta', ma sarebbero andati al domicilio di chi vendeva sesso, probabilmente spendendo anche meno delle cifre da capogiro che ci sono state comunicate dai media, con piu' sicurezza sanitaria, e se lo avessero fatto nella pausa caffe' sforando i tempi della media di queste pause, non ne sarebbe nato uno scandalo ma una prebenda anche economica da parte dei loro diretti superiori.
Fantascienza civica e politica? Non tanto. Ci sono fior fiore di esempi in tutto il mondo.
Che fare? Basterebbe che gli eletti che vengono dai laboratori politici fiorentini (di destra e di sinistra) che nelle ultime elezioni sono stati in molti a trasferirsi al Parlamento, facessero proposte di legge in merito; adoperandosi che siano in tanti a firmarle e, soprattutto, che non siano solo un loro fiore all'occhiello ma un impegno su cui intendano giocarsi anche la responsabilita' a cui sono stati demandati dai segretari di partito o di corrente che li hanno scelti per inviarli dove sono.
Forse si arriverebbe ad una legalizzazione della prostituzione, anche come business societario (meglio sottolinearlo perche' i fanatici del "pubblico e' bello e unico", chissa' cosa potrebbero concepire), e funzionari e amministratori delle citta' penserebbero a risolvere i problemi delle citta' di appartenenza, senza -per farsi una "trombatina"- infangare se stessi, la loro amministrazione e la loro citta'.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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