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martedì 30 novembre 2010

Bari - Paolo Fresu e Uri Caine fra Jazz e Barocco


Era stato il maestro Giorgio Gaslini negli anni ’70 a inventare e definire il concetto di “musica totale”, allargando in ambito musicale i confini fino all’orizzonte visibile.

Da allora gli ibridi, le fusion e i relativi tentativi si sono moltiplicati a dismisura, dando una visione diversa degli stili. La fusion più classica fu quella del rock con il jazz, anche se i puristi del jazz non hanno mai smesso di storcere il naso.

Che dire allora dell’operazione pensata, elaborata e messa in opera da Paolo Fresu, talentuoso e acclamato trombettista jazz di livello internazionale?

Alla soglia dei 50 anni, forte della sua esperienza e delle consacrazioni di pubblico e critica, Paolo ha rivolto la sua attenzione alla musica antica, in particolare a quella barocca: “La musica del ‘600 – ha sempre detto – ha come uno swing che la avvicina al jazz”.

Nel 1999 addirittura Fresu incide un madrigale di Monteverdi. Proprio in quel periodo, lavorando a Vienna con un gruppo di musica classica, scopre le composizioni di Barbara Strozzi, sconosciuta cantante e compositrice del ‘600, figlia illegittima del librettista veneto Giulio Strozzi. La donna non ebbe fama né fortuna, (se ne può facilmente comprendere il motivo), pur essendo validi i madrigali che componeva. Così Fresu studia quelle partiture, le lega al jazz, ne parla con Uri Caine, eclettico pianista americano che vive dall’altra parte dell’Oceano, e realizza un progetto ardito e coraggioso, della cui complessità è perfettamente cosciente. “Sarebbe stato più facile lavorare sulle composizioni di Monteverdi, – dice – ma abbiamo fatto la scelta più difficile, perché le pagine della Strozzi sono uniche, originali, focose. E’ una sfida.”

Ieri, 29 novembre, nella Casa delle Musiche di Bari, alias il teatro Kursaal, per Puglia Sounds, ha avuto inizio la nuova avventura musicale, e il tour internazionale, di Paolo Fresu e Uri Caine, con il quartetto d’archi Alborada String Quartet.

Il progetto prende il nome strano di “Pìspisi”, una parola del dialetto sardo di Berchidda, il paese natale di Fresu, che sta a significare “essere sull’orlo”. Per trasposizione si può intendere “in punta di piedi”, nel senso di un approccio timido e rispettoso alla musica barocca; ma anche “in punta di lingua”, come ama sottolineare Fresu.

“La vittoria” e “Godere gioventù” sono i primi due madrigali.

Paolo suona tromba e filicorno, nella sua posa particolare (seduto su una sedia e spesso di profilo al pubblico); Caine suona clavicembalo e pianoforte. Il concerto appare fortemente caratterizzato dal madrigale, la cui natura non è per niente modificata. I suoni dei fiati si inseriscono a perfezione nella struttura, aggiungendo solo una rilettura più moderna.
Al jazz ci si avvicina pertanto solo come sonorità.
Nulla di particolarmente nuovo viene anche dalle tastiere, anche se è molto facile per un pianista partire dalla musica classica e avventurarsi nel jazz e anche se Uri Caine è uno che ha inciso rivisitazioni di Mahler, Schumann e Bach.

Tuttavia se il clavicembalo ricrea meglio l’atmosfera dell’epoca, il pianoforte ha un suono più deciso che meglio riempie lo spazio sonoro. Naturalmente non ci sono assolo. Nei brani a seguire, ”Il costume dei grandi” e “Dal pianto degli amanti ….” si notano aperture interessanti: gli archi tacciono e piano e tromba dialogano in maniera serrata, scivolando chiaramente nel jazz, senza mai dimenticare il tema barocco principale. Gli strumenti leader dell’ensemble rimangono tromba e filicorno, anche quando restano in attesa, pronti ad intervenire pure per un breve stacco di tonalità.

Nella seconda parte del concerto ci sono più sonorità jazz, ardite e impensate, sorprendenti. C’è l’intelligenza di un lavoro attento e accurato, in cui viene mantenuto vivo un segreto equilibrio fra la coscienza viva del passato e la necessità dell’innovazione.
E l’ascoltatore non viene tradito, né deluso.

Sicuramente i puristi del jazz e quanti si sono accostati al concerto con diffidenza avanzeranno delle riserve. Per noi Fresu ha superato l’esame a pieni voti.
Se alla fine vincerà la sfida lo diranno anche le altre platee, a cominciare da quella dell’Auditorium Parco della Musica di Roma ove stasera si replica.

Gianfranco Morisco

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