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giovedì 26 febbraio 2009

Processo a Pulcinella - assolto

 

    Pulcinella sul banco degli imputati. Contro di lui è stato intentato un vero e proprio processo con avvocati, magistrati e testimoni.

    La popolare maschera napoletana, impersonata dal regista di guarattelle Bruno Leone, si è dovuta difendere da pesanti accuse, quali l'uxoricidio a forza di mazzate, abuso della credulità popolare, espatrio clandestino, trasformazione, disturbo delle persone.

    La corte chiamata a giudicare il caso è stata presieduta dal dr. Sergio Zazzera; Giudici popolari Fulvio Rossi e Mimmo Piscopo. Pubblico Ministero il dr. Orazio Gattola; cancelliere Umberto Franzese.

    La figura di Pulcinella è da sempre al centro della cronaca. Benedetto Croce ne tracciò una storia, raccontando anche di una stampa apparsa in Germania nel 1799, in cui Pulcinella impugna un coltello insanguinato, a fianco ad uno scomposto corteo di "lazzari" che innalzano bandiere e simboli di morte. Truculento il titolo del libro di Edoardo Sant'Elia: Pulcinella condannato alla sedia elettrica (Pagano editore) ricavato da un manoscritto conservato nella Biblioteca Lucchesi Palli.

     Appassionata l'arringa dell'avv. Salvatore Maria Sergio che ha dovuto scagionare il povero Pulcinella dalle colpe che gli sono attribuite da secoli, supportato dalle testimonianze di Silvana Capuano, Adriana Dragoni, Silvio, Palella, Franco Lista, Roberta Combattente, Maria Grazia Renato, Renato Ruggiero.

   Il processo è stato celebrato, presente un folto gruppo di studiosi e curiosi, nell'austera sala consiliare di Santa Maria La Nova, nell'ambito delle manifestazioni per il quattrocentesimo anniversario della nascita della maschera acerrana, promosse dal consigliere provinciale Luigi Rispoli, cultore di antiche tradizioni, fautore del premio Masaniello di Piazza Mercato e sostenitore dell'insegnamento della lingua napoletana nelle scuole;  dall'Associazione Informazione Giovani Europa e dall'Associazione "Amici di Pulcinella", presieduta da Antonio Pellone.

   Furbo e semplicione, pigro e attaccabrighe, pieno di bonomia e di malizia un misto di cinismo e causticità; goloso, ladro talvolta, ma con tanta naturalezza da sembrare di voler esercitare un diritto; un umore sempre uguale, spensierato ed ottimista. Dal miscuglio di tutto questo salta fuori la figura di Pulcinella.

    Maschera semplice, imprevedibile, ammantata di simbolismo inquietante, Pulcinella Cetrulo ha sempre incuriosito e provocato gli intellettuali e gli studiosi. Anni fa, a cura della cattedra di Storia del Teatro dell'Università di Napoli, il personaggio è stato presentato in un convegno di studi internazionale svoltosi a Saintes; lì, alla presenza del presidente Mietterand, fu addirittura inaugurata la Maison de Polichinelle, gemellata con il Museo del folklore di Acerra. In Russia è conosciuto come Petruska, in Inghilterra è Punch nei Paesi Bassi Jan Klassen, don Cristobal in Spagna.

    Della maschera napoletana, rappresentata in molti quadri, conservati in pinacoteche italiane e straniere, si sono occupati Voltaire, Diderot, Swift, Goethe, Cimarosa, Strawinsky, Debussy, Young. Essa è ora un filosofo che non apre bocca senza dire una stupidità, ora è un distinto signore che la sua gente fa a gara ad ingannare. Oppure come uno scapolo va facendo la corte alle donne altrui, oppure è un innamorato che lascia rapire la fidanzata o è un marito che fa le corna.

     Per gli acerrani Pulcinella è ("nato a la Cerra ntra li ciuccie, e cresciuto a pasciuto a Nnapoli ntra li saltimbanche") per altri a Ponteselice, raramente a Giffoni. Per gli studiosi probabilmente discende da Macco, il personaggio delle antiche farse atellane, con cui divide i caratteri buffoneschi, il gusto per i maccheroni, l'aspetto da piccolo pulcino.

    "Pulicenella sapete che dice? Ca paese significa munno. Sape sulo che è largo e che è tunno. E nun tene pariente né amice…Perepè, Perepè, Perepè". Eduardo De Filippo, tra i grandi attori che lo hanno raffigurato, recitò questi versi e gli prestò anche il suo volto nel film "Ferdinando, re burlone".

    Il processo, come quello cominciato nel Settecento, testimoni soprattutto i viaggiatori stranieri, affascinati e intimoriti da Napoli, secondo lo stereotipo allora corrente del "paradiso abitato da diavoli", ha mandato assolto la maschera che impersona l'anima e lo spirito del popolo napoletano.

    

 

 

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