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mercoledì 18 febbraio 2009

La censura non ci salverà dagli idioti

Il papà di Facebook, Mark Zuckerberg, ha parlato di un'iniziativa destinata a fare di Facebook un riferimento per la pubblicità e le scienze sociali: un "sentiment engine", cioè un motore di ricerca invisibile che macina tutti i dati che gli utenti di Facebook producono in ogni giorno della loro vita virtuale per arrivare a comprendere le "masse", per studiare e analizzare le opinioni.
E intanto l'Italia cosa fa? Censura.

Il 5 febbraio la maggioranza ha accettato un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia nel quale si stabilisce che il governo potrà chiedere ai fornitori di accesso (aziende di telecomunicazione) di eliminare quelle pagine dei social network nelle quali si istighi a delinquere o a commettere reati.

E' previsto che si arrivi ad oscurare tutto il sito per impedire la reiterazione del reato, cioè milioni di persone e di conversazioni cancellate per l'infrazione di un singolo. Senza voler in alcun modo giustificare gli idioti violenti e razzisti che si riversano su Facebook e che comunque rappresentano un esigua minoranza, credo sia arrivato il momento di spegnere l'allarme e smettere di demonizzare la Rete.

Su Facebook nessuno fa male a nessuno: forse il più furbo è stato Obama che l'ha usato per raccogliere voti ma la maggior parte delle persone lo utilizzano in modo del tutto innocente per tenersi in contatto con gli amici, per propinare agli altri le foto del loro matrimonio e dei bebè o addirittura per promuovere cause nobili e aderire agli appelli del momento.

Ovviamente ognuno può esprimere il suo pensiero, come in qualunque paese democratico, il che purtroppo non ci esenta dal subire messaggi vili e stupidi, come i gruppi che inneggiano a Riina che comunque difficilmente raccolgono più di qualche decina di utenti e che vengono cancellati nel giro di pochi giorni grazie alle segnalazioni fatte ai gestori del sistema. Il problema non è Internet, o Facebook.

Il problema è che un idiota rimane un idiota, sia che scriva sul Web sia che imbratti i muri della città, a meno che non vogliamo demonizzare anche quelli.

www.pamelaferrara.com

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