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venerdì 22 agosto 2008

Cellulare usato? Aiuta Paesi poveri


Panorama

Il vecchio telefonino? Lo riciclo per aiutare i paesi poveri

Persone con i cellulari
Cosa farne del vecchio telefonino abbandonato in fondo al cassetto? Non è un ferrovecchio, ma una piccola miniera che contiene quantità minime di metalli rari: da cento cellulari si può estrarre abbastanza oro per fabbricare un anello. Finora, però, pochi avevano pensato di utilizzarli come strumento di solidarietà. Al prossimo meeting di Rimini sarà possibile consegnarli per riciclarne le componenti metalliche e plastiche: una quota del ricavato andrà a Biteb, un'associazione che recupera tecnologie informatiche per il settore non profit e invia nei Paesi in via di sviluppo apparecchiature biomedicali usate.
"Così potremo completare il finanziamento dei nostri progetti" spiega Paolo Galambra, project manager di Biteb. Anzi, dalla metà di settembre l'iniziativa diventerà "per corrispondenza": registrandosi sul sito di Biteb, si potrà ricevere a casa una busta già affrancata, grande come quelle per le raccomandate commerciali. Basterà infilare il telefonino e imbucarlo in una comune cassetta postale.

L'abitudine di riciclare i cellulari è poco diffusa: nel mondo lo fanno soltanto tre persone su cento. Ma il bacino potenziale dell'Italia è enorme perché gli abitanti della penisola ne hanno in media più di uno. Qual è il destino del vecchio telefonino? Pochi lo abbandonano nei bidoni dell'immondizia: quattro su dieci, infatti, lo conservano a casa. E, come rivela un sondaggio della Nokia, la maggior parte delle persone non decide di riciclarlo perché "non sa che esiste questa possibilità". Eppure il 72% degli intervistati crede che riutilizzarlo sia importante per l'ambiente. Dal primo gennaio di quest'anno, inoltre, vale il principio "chi inquina paga": la gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) è passata ai produttori. Ma anche i Comuni partecipano all'iniziativa: riceveranno 300 euro per tonnellata.

Rifuti elettronici arrivati clandestinamente in Africa: i metalli estratti finiscono sul mercato nero

Sta diventando un'emergenza, però, il traffico clandestino di rifiuti elettronici: migliaia di computer dismessi arrivano ogni giorno dall'Europa occidentale e dagli Stati Uniti nei porti dell'Africa Occidentale, finendo in discariche altamente tossiche dove i bambini li bruciano per estrarne metalli preziosi. E rivenderli al mercato nero. È una denuncia che arriva dalle organizzazioni internazionali DanWatch e Consumers International. Lo scarico di rifiuti hi-tech dei Paesi occidentali è in aperto contrasto con la legislazione internazionale e sta causando seri problemi di salute agli abitanti delle baraccopoli che sono sorte in mezzo alle discariche della capitale nigeriana Lagos e di quella ghanese Accra. Gli attivisti delle organizzazioni non governative sono convinti che alcuni mercanti senza scrupoli stiano accumulando illegalmente milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi nei Paesi in via di sviluppo con la scusa di esportarli per l'uso nelle scuole e negli ospedali: chiedono controlli internazionali più severi sui questo tipo di rifiuti, da cui vengono rilasciate sostanze chimiche pericolose come piombo, mercurio, cadmio e arsenico.


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