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giovedì 31 luglio 2008

Guardia di finanza: 2500 ricorsi contro lo Stato presentati al Tar del Lazio


Interessate oltre 321 mila persone solo tra le forze di polizia

Guardia di Finanza: 2500 ricorsi contro lo Stato

Presentati al Tar del Lazio contro la mancata applicazione del secondo pilastro della riforma pensionistica. Prossimi ricorsi anche di universitari, dipendenti scolastici, impiegati pubblici e magistrati

 

Sono tutti appartenenti alla Guardia di Finanza i primi 2500 ad aver presentato oggi ricorso contro lo Stato. Lo studio legale Cnttv di Firenze, che per primo ha avviato l'azione contro la mancata applicazione del secondo pilastro della riforma Dini, ha presentato la prima trance di ricorsi al Tar del Lazio.


Nel prossimo futuro ai finanzieri si aggiungeranno centinaia di altri rappresentanti delle forze di polizia. Sono infatti 321 mila gli appartenenti ai corpi di polizia dello Stato interessati dal ricorso. E hanno già dichiarato la propria volontà di presentare ricorso anche docenti e dipendenti universitari e di ogni grado scolastico e magistrati. La riforma, infatti, interessa tutti i dipendenti pubblici.

 

Sotto accusa è il sistema previdenziale: la mancata applicazione del secondo pilastro della riforma Dini ha provocato importanti diminuzioni economiche delle pensioni del pubblico impiego calcolate con il sistema contributivo.


Per questo i ricorrenti chiedono un ritorno al sistema di calcolo retributivo, almeno fino a quando il sistema di previdenza complementare non sarà completamente attuato. Inoltre con il ricorso sarà chiesto di rimettere al vaglio della Corte costituzionale la legittimità della stessa legge.

 

"Con la cosiddetta riforma Dini – spiega l'avvocato Alessandro Tarducci dello studio legale Cnttv  – si è deciso il passaggio dal cosiddetto sistema retributivo al metodo contributivo, per tutti coloro che nel '95 non avevano 18 anni di anzianità e per i nuovi assunti: in breve, il calcolo della pensione viene effettuato non più tenendo conto della media delle retribuzioni percepite, ma è vincolato ai contributi versati nell'arco dell'intera vita lavorativa".


Ciò ha comportato una diminuzione delle pensioni per i dipendenti pubblici e privati anche del 40-50%. Per ovviare a tale sensibile calo, la riforma Dini aveva previsto che il divario economico determinato dal passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo avrebbe dovuto essere compensato attraverso una forma previdenziale aggiuntiva (previdenza complementare) comunemente conosciuta come il 'secondo pilastro' della riforma Dini.

 

Ma questo 'secondo pilastro' non è mai stato applicato: mancano le risorse economiche. Questo ha creato una disparità ai danni di chi è entrato a far parte del cosiddetto sistema contributivo.


"La riforma è stata applicata solo in parte, nella modalità che diminuisce le pensioni del personale dell'impiego pubblico e non nella parte che avrebbe colmato la disparità rispetto a chi nel '95 aveva raggiunto i 18 anni di anzianità" spiega ancora l'avvocato Tarducci.

Nel ricorso il personale delle forze di polizia chiede l'applicazione totale della riforma Dini, sia nel passaggio al sistema contributivo sia nel 'secondo pilastro'. Altrimenti non va applicato nessuno dei due aspetti, finchè non sarà possibile anche la seconda parte della riforma. In tal caso, anche il calcolo dei 18 anni di servizio andrebbe spostato alla data dell'applicazione completa della legge 335/95.


Lo studio legale Cnttv chiede anche al giudice di valutare la costituzionalità o meno della riforma e della sua applicazione.

 

Informazioni:

Responsabile relazioni esterne: Manuela Plastina

comunicazione@cnttv.it



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