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sabato 5 ottobre 2013

SCUOLA. Giornata mondiale dell’insegnante: in Italia sempre di meno, vecchi e sottopagati

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ANIEF: gli 800mila professionisti dell'educazione del nostro paese sempre più osteggiati e messi in discussione, urge un'inversione di tendenza.

"Pochi, avanti negli anni e sottopagati: sono le tristi caratteristiche tipo del docente italiano. Nella giornata mondiale dell'insegnante sono le tare con cui ormai si devono confrontare quotidianamente gli 800mila professionisti dell'educazione del nostro paese, sempre più osteggiata e messa in discussione". A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, alla vigilia della giornata mondiale dell'insegnante.

Il sindacato non può fare a meno di soffermarsi sull'azione distruttiva che, in particolare nell'ultimo lustro, i nostri governanti hanno perpetrato nei loro confronti: 40 anni fa l'insegnante risultava tra le professionalità più rilevanti nella considerazione sociale e delle famiglie italiane. In molti casi rappresentava l'unica presenza tangibile dello Stato nelle zone più povere e emarginate.

I tagli agli organici e le riforme attuate dal 2007, la revisione del reclutamento e il progressivo innalzamento dell'età pensionabile hanno via via ridotto il personale. Inoltre, i giovani docenti sono aumentati e lasciati tali anche per decenni, al punto di arrivare ad escludere dalle graduatorie ad esaurimento tutti gli idonei ai concorsi, i giovani abilitati attraverso Tfa e anche (prossimamente) tramite Pas.

Tanto è vero che il rapporto di lavoro si è sempre più precarizzato: piuttosto che assumere in ruolo, come indicato dall'Ue attraverso una chiara direttiva risalente al 1999, si è scelta la strada del licenziamento e della riassunzione ad oltranza. Perfino la maggior parte dei vincitori dell'ultimo concorso a cattedra è composta da ultra 35enni.

"A tal proposito, per contrastare lo sbarramento delle GaE – sottolinea Pacifico –  l'Anief la scorsa settimana ha presentato una serie di emendamenti alla VII Commissione Cultura della Camera, per permettere la giusta spendibilità e collocazione dell'abilitazione. Tali richieste di modifica 'scadranno' il prossimo martedì: speriamo che il legislatore possa essere illuminato e prevedere quell'inserimento che oggi viene negato a decine di migliaia di aspiranti docenti".

"Ma lo svilimento della professione dell'insegnante italiano – continua il sindacalista - passa anche attraverso il loro scarso pagamento: gli stipendi dei nostri docenti sono in media il 25% più bassi della media europea. Che corrisponde ad uno scarto medio di 8-9mila euro annui. Che a fine carriera porta a far guadagnare ad un docente di liceo non più di 38mila euro, contro i 125mila dei colleghi che operano nel Lussemburgo".

"Andando a spulciare gli ultimi rapporti internazionali (Ocse-Ocde, Save the Children) e le stime nazionali ufficiali (Istat) – spiega ancora il rappresentante Anief-Confedir - si ravvisa poi una continua pioggia di numeri negativi: dal 2008 gli alunni iscritti sono aumentati di oltre 90mila unità, ma quello del personale (comprendendo anche gli Ata) si è ridotto di 200mila; i dirigenti scolastici e i Dsga sono passati da 12mila a 8mila; l'investimento dello Stato per la Scuola è sensibilmente inferiore a tutte le medie di oltre confine".

Il risultato di questo processo è sotto gli occhi di tutti: anche per colpa di una società che svilisce tutte le forme di sapere e di cultura, oggi più che mai il ruolo educativo di chi insegna è sempre più in discussione.

Facciamo appello alle istituzioni perché diano finalmente un segnale di inversione di tendenza. Tornando finalmente a valorizzare gli insegnanti italiani.

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