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martedì 13 agosto 2013

PA – Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti

PA - Anief-Confedir: 14 miliardi risparmiati dallo Stato sulla pelle dei dipendenti pubblici, senza aumenti e ora ridotti del 10%

L'ulteriore "sforbiciata" di 200mila posti, su cui stanno lavorando i tecnici del ministero del Lavoro con quelli del Tesoro e della Funzione Pubblica, porterà alla casse pubbliche oltre 2 miliardi. A cui si aggiungono i 6,5 già incassati col taglio di 400mila unità nell'ultimo quinquennio. E i 7 miliardi derivanti dal blocco degli stipendi appena procrastinato dal CdM sino a tutto il 2014. Ma i nostri servizi pubblici avevano bisogno di un'altra spending review?

Il Governo Letta getta la maschera. E nel volgere di tre giorni conferma su tutta la linea l'opera di accanimento verso i dipendenti pubblici avviata dagli Esecutivi che l'hanno preceduto. Come se non bastassero i 400mila tagli al pubblico impiego nell'ultimo quinquennio e l'approvazione del d.lgs. 150/09, il decreto Brunetta, che ha prodotto nuovi tagli barattandoli con premi rivolti una stretta cerchia di lavoratori, prima approva in Consiglio dei Ministri il blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali fino al 31 dicembre 2014. Ed ora si scopre che  intende attuare 200mila "esodi (non agevolati) per i dipendenti over 57 che attualmente sono condannati (si fa per dire) a restare al lavoro per gli effetti della riforma previdenziale di Elsa Fornero che allunga i tempi di pensionamento". 

Si tratta di una serie di provvedimenti che hanno un denominatore comune: un risparmio gigantesco sulla pelle dei dipendenti pubblici. Sommando, infatti, i 7 miliardi di euro rimasti nelle casse dello Stato grazie alle loro retribuzioni congelate dal 2009 agli oltre 2 che derivano dai 200mila posti da cancellare (oltre 2 miliardi) sui cui sta lavorando il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, a cui si aggiungono i 6,5 già incassati col taglio di 400mila unità nell'ultimo quinquennio, si arriva a 14 miliardi: una cifra non molto distante da una manovra media di fine anno adottata per il risanamento dei conti pubblici.

"La verità - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - è che questo Governo non ha idee per vincere la crisi. Invece di cambiare registro e avere coraggio, introducendo leggi che abbattino realmente gli sprechi, ad iniziare da quelli della politica, si avventura in un'ulteriore spending review sulla pubblica amministrazione. Dando il colpo di grazia agli organici degli statali. Che così in pochi anni perdono, a seconda dei comparti, tra il 10 ed il 15% dei loro dipendenti".

Stavolta il danno viene attuato contro 200mila lavoratori che hanno almeno 57 anni di età, ma non possono andare in pensione a causa dell'ottuso avvio, senza gradualità, della riforma Fornero. Questi dipendenti statali, che godrebbero di una sorta di "scivolo", non verrebbero però agevolati. Ritrovandosi in pensione con un assegno ridotto.

Ancora una volta, il comparto che meglio rappresenta i danni prodotti alla Pubblica Amministrazione italiana è quello dell'Istruzione pubblica. Dove negli ultimi sei anni sono stati tagliati qualcosa come 200mila posti. Erano un milione e 200mila, infatti, nel 2007 conteggiando il personale docente e Ata in organico, di ruolo e precario. Mentre oggi sono diventati poco più di un milione. Ed è bastato ancora meno, solo due-tre anni, per togliere di mezzo un dirigente scolastico italiano ogni quattro: da circa 12mila, infatti, gli istituti scolastici italiani sono diventati poco più di 8mila. E che dire dei tanti che, tra gli 11.542 prossimi vincitori del concorso a cattedra, si vedranno procrastinare di almeno un anno l'immissione in ruolo perché nel frattempo non ci sono più posti liberi, a causa proprio dei tagli, del dimensionamento e del blocco del turn over? 

"Non è più tollerabile andare avanti di questo passo - sostiene Pacifico - , mettendo sempre più a rischio l'efficienza dei comparti della pubblica amministrazione, costretti a fare salti mortali a causa della carenza di personale. Ma le brutte notizie riguardano anche quelli rimasti in servizio. I quali sono destinati a confrontarsi con gli esiti di una contrattazione decentrata, cosiddetta di secondo livello, che presto porterà incrementi in busta paga solo a fronte di corrispondenti performance lavorative tutte ancora da inquadrare".

"A questo punto - conclude il rappresentante Anief-Confedir - è necessario che il Governo cambi musica. Oppure, se deve continuare su questa strada, è meglio che faccia un passo indietro. Per fare spazio a dei ministri della Repubblica che siano in grado di governare. Attuando provvedimenti equi e di buon senso. E così di introdurre nel Paese, finalmente, un modello di sviluppo industriale e culturale che garantisca la ripresa economica e sociale che merita".


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Redazione del CorrieredelWeb.it


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